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Le origini dell'Hotel Madison di Rimini

"...ho sempre pensato che quello che avrei voluto fare nella mia vita fosse aiutare gli altri a stare meglio..."

Quando decisi di diventare albergatrice?

Non lo ricordo con certezza.
Di sicuro non fu a 18 anni, anche se la storia del Madison, ora ne sono pienamente consapevole, era già iniziata da tempo...

Quando terminai il liceo, volevo fare la psicologa. Ho studiato, mi sono laureata…
Poi mi sono resa conto che avrei potuto realizzare il mio desiderio in una maniera diversa. Una maniera che mi ha permesso di portare avanti un racconto e un progetto iniziato tanti anni fa, che porta con sé il racconto dell’Italia e di intere generazioni, e una passione infinita che ha il sapore della mia terra e della mia famiglia.

I miei nonni, tutti e quattro, sono nati negli anni 20’ e hanno una storia comune.
Sono cresciuti nell’entroterra Romagnolo, in campagna, dove hanno imparato a tenere in mano la zappa prima della penna. L’uva del Sangiovese cresceva anche a quel tempo al sole caldo dell’estate ma i figli erano tanti, così come la fame. Ciononostante, a mezzogiorno anche i miei nonni da bambini, insieme ai loro tanti fratelli e ai loro genitori, si sedevano “a tèvla”.

Perché per noi romagnoli i pasti sono una cosa seria, fosse anche solo pane e cipolla. Appesa in cucina c’era “una rénga” e a turno tutti potevano strisciare la piada contro al pesce secco per trattenerne almeno un po’ di odore.
Hanno passato la fame, hanno passato la guerra e hanno trovato l’ottimismo e il coraggio di ricominciare. Con una nuova famiglia, un nuovo progetto e una nuova casa in cui anche il profumo era nuovo, era il profumo del mare.

Erano gli anni del dopoguerra, in cui la fiducia verso un nuovo avvenire ha trascinato il nostro paese in una voglia incontenibile di ricostruirsi, di rinascere, di prendere in mano la propria vita. Immagino le promesse che mio nonno fece a mia nonna, quando le chiese di fidarsi di lui. Che i sacrifici avrebbero sicuramente portato a dei frutti, che sì, potevano crescere tre figli, che dovevano assolutamente comprare quella terra, che i tempi erano quelli giusti per costruire. 

E negli anni 60’ hanno costruito un albergo.


La ricchezza sta nella diversità, mi hanno insegnato...

E le mura costruite dai miei nonni erano diventati scrigni di veri e propri tesori senza tempo, che ancora oggi sono la mia più grande eredità
Vivevano vicino al mare ma la pelle è sempre rimasta chiara… Perché mica c’era il tempo di andare a prendere il sole!

Quando la nonna si trasferì a Rimini comprò un costume da bagno ma quando lo raccontava diceva sempre “dis an dop uiera ancor l’ag enflè” – “dieci anni dopo c’era ancora l’ago infilato”. Lo aveva comprato troppo largo e doveva aggiustarlo un po’ ma non è mai stato necessario. Il mare loro lo guardavano solo dall’hotel.

Ma il rimpianto di essersi persi qualcosa svaniva dai loro occhi quando raccontavano le amicizie solide costruite in quegli anni le centinaia e centinaia di storie che hanno sentito raccontare con accenti diversi.

Negli anni 70’ i miei genitori si sono innamorati, si sono sposati e hanno deciso di dare inizio alla loro famiglia...

Sergio e la Franca, per me sono i miei genitori, per tanti di voi dei cari amici con cui avete condiviso alcune delle giornate più belle delle vostre estati, me lo dite sempre.
Io e mia sorella Valentina c’eravamo e abbiamo respirato la gioia di quegli incontri che sono diventati la linfa della nostra stessa personalità.

Erano passati solo 3 mesi dal loro matrimonio quando, una mattina di giugno del 1980, la mamma e il babbo si sono svegliati e hanno indossato dei vestiti che la mamma aveva cucito apposta per l’occasione. Erano ancora gli anni degli hippie, e a due ragazzi di 24 anni sarebbero stati bene pantaloni a zampa di elefante e camicette colorate, ma loro dovevano sembrare più grandi per fare quel lavoro che chiedeva tanta responsabilità.

Loro di responsabilità ne hanno sempre avuta tanta, forse anche troppa. Così come tanta tenacia, ottimismo, sostegno reciproco, entusiasmo e inventiva.

Mi ricordo ancora le gare di bocce, il babbo nel cortile che puliva le cozze insieme ai clienti per una serata speciale, gli aperitivi che si trasformavano in cene e poi in spaghettate di mezzanotte. La mamma che riusciva ad essere non so ancora come, in cucina, nelle camere, con i clienti, e con me e mia sorella nello stesso momento. Ogni pomeriggio dopo il servizio del pranzo ci prendevamo un momento per noi e ci stendevamo nel lettone. Come un rito io le dicevo ogni volta “che profumo di mamma”. Lei rideva perché diceva che quel profumo era l’odore della cucina. Per me l’odore della sua pelle in quei momenti rimarrà per sempre il profumo più dolce della mia infanzia. 

Ricordo le amiche di ogni estate, quanto mi sono divertita! Oggi so che il mio concetto d’amore è strettamente legato a quei primi affetti estivi che non dimenticherò mai. E quante lacrime quando immancabilmente li dovevo salutare. La parte più brutta delle vostre vacanze, anche per me, è che finiscono troppo in fretta, non ho mai imparato a salutarvi senza lacrime!

E poi ricordo la mia più grande amica in assoluto, punto di riferimento, certezza in mezzo a tante persone amate che purtroppo stavano insieme a noi sempre troppo poco, la persona da cui mi sono sempre sentita completata, come fosse una parte di me: mia sorella Valentina. E’ con lei, e solo con lei, che avrei potuto immaginare di continuare a portare avanti il progetto iniziato dai miei nonni. A noi si è aggiunto il suo compagno, Gianba, che considero come un fratello.
Se avessi potuto sceglierlo mi sa che non avrei potuto immaginarlo meglio di così.

Lui e i miei tre nipoti sono il regalo più grande che abbia mai ricevuto.

Così, anche per me, si è avverato in maniera naturale un progetto di vita, il cui nome oggi è Madison.
Dietro e dentro a questo progetto ci sono i miei nonni, i miei genitori, la mia infanzia, i miei affetti, i miei ricordi più belli.

Ci sono anche la storia della mia terra, c’è un’identità e una cultura fatta di accoglienza, di sapori, di tradizioni che scorrono nel mio sangue. Ancora di più c’è il desiderio di lasciare anche la mia impronta in questa storia…Che vorrei andasse nella direzione di un turismo inclusivo, in cui ogni ospite si senta accolto e soddisfatto nella propria unicità.

Un turismo etico e sostenibile, che si prenda cura del nostro bellissimo mare e territorio. Vorrei continuare a fare le lasagne con la ricetta che mi ha insegnato mia nonna, ma vorrei farvi anche assaggiare i piatti che ho scoperto nei miei viaggi. Vorrei farvi conoscere i fantastici prodotti intramontabili che crescono sulle nostre colline, e raccontarveli uno a uno. Vorrei mostrarvi la mia idea di bello e comodo e vorrei sorridervi, dalla mattina alla sera. Vorrei raccontarvi quanto è bella Rimini e svelarvi i miei nascondigli preferiti, tra colli e mare.

Prenderci cura di voi, per noi non è un lavoro. E’ la nostra storia.

Vi aspetto.

Laura

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